REGIA: Vincenzo Alfieri
ATTORI: Lino Guanciale, Vincenzo Alfieri, Antonella Attili, Tommaso Ragno, Sara Tancredi, Miriam Candurro, Biagio Izzo, Ernesto Mahieux, Francesco Paolantoni
SCENEGGIATURA: Vincenzo Alfieri, Alessandro Aronadio, Renato Sannio, Giorgio Caruso, Raffaele Verzillo
FOTOGRAFIA: Davide Manca
MONTAGGIO: Vincenzo Alfieri, Consuelo Catucci
MUSICHE: Mirko Mancini
COSTUMI: Grazia Materia
PRODUZIONE: Warner Bros. Entertainment Italia e Italian International Film
PAESE: Italia
DURATA: 95 Min
Massimo e Fabrizio sono due fratelli che vivono a Napoli in una specie di esilio, prendendosi cura della sorellina Chiara, dopo che la madre, in un non meglio precisato crack, ha messo nei guai un sacco di gente. Quasi a punirsi dell’onta di questo passato, Fabrizio è impiegato negli archivi del tribunale, mentre il fratello Massimo è un irresponsabile bambinone che lavora come operaio nel cantiere edile gestito da un albanese. In difficoltà economiche e a rischio di perdere la custodia della sorella, Fabrizio si lascia convincere da Massimo, che il capo cantiere si è rifiitato di pagare, a “rubare” il suo stipendio. Quando vengono sorpresi sul fatto, lasciando incompiuto perfino l’estremo gesto di scherno che diventerà il loro simbolo, senza volere mettono alla luce un traffico di passaporti. Scambiati per due “eroi” che hanno scelto di fare giustizia, esaltati sui social e ricercati da molti clienti, decidono di sfruttare questa popolarità, e con due maschere di Maradona sul volto accettano di farne un vero e proprio lavoro. Ma in gioco ci sono forze che minacciano di distruggerli.
Un po’ Blues Brothers, in missione per una nobile causa, e molto improvvisati eroi per caso, i Demolitori sono la coppia di pseudo supereroi del primo film di Vincenzo Alfieri, attore cinematografico e televisivo, che chiama ad affiancarlo Lino Guanciale, protagonista di tante fiction tv. Il cui indubbio talento il cinema deve ancora scoprire. E’ una strana (e lodevole) operazione la sua, quella di scegliere di portare sul grande schermo un mix autoctono di generi, pieno di citazioni cinematografiche, affrontate con l’ottica di una parodia che nasconde un fondo di amarezza. Anche se film come Smetto quando voglio e Lo chiamavano Jeeg Robot gli hanno fatto sicuramente da apripista (e complimenti alle major che decidono finalmente di rischiare su qualcosa di diverso), sarebbe troppo semplicistico considerarlo un prodotto derivativo, al di là dell’età dei rispettivi autori che per motivi generazionali hanno probabilmente in comune riferimenti culturali, visioni infantili e letture fumettistiche.
Intanto, e finalmente, questo è almeno il quarto film visto quest’anno a riportare Napoli al cinema (e aspettiamo ancora il debutto dei The Jackal e il nuovo dei Manetti Bros.), ed è una gran bella notizia. Anche perché questo ritorno non vuol dire solo set bellissimi e a volte poco sfruttati, ma anche ritrovare attori napoletani di ottimo livello, spesso poco usati o (ab)usati dal cinema (qui la bella e spontanea Miriam Candurro, Biagio Izzo, molto convincente in un ruolo serio, Francesco Paolantoni, ironico e misurato). Quella messa in scena ne I peggiori è una Napoli ancora diversa, tra i vicoli dove la Panda dei protagonisti corre – finché può – nella bella scena iniziale e il Centro Direzionale. Una città in cui si viene trapiantati con le proprie differenze, e, in questa storia, perseguitati a causa di una colpa ereditata: più maturo, preciso e rassegnato Massimo, che parla in perfetto italiano e riprende la sorellina che invece padroneggia il dialetto, più arrabbiato e meno intellettuale Fabrizio, che ha mantenuto la parlata romana.
Come se a Napoli ognuno avesse la libertà di essere se stesso, coltivando il proprio desiderio di ribellione contro un mondo depredato proprio da chi avrebbe dovuto creare opportunità per i giovani, tra l’illegalità dilagante e la voglia di giustizia e verità dei troppi costretti a subirla. Una città del genere diventa quindi il luogo ideale per due Vendicatori sui generis, una Gotham City che può apparire anche minacciosa, preda di costruttori senza scrupolo, affaristi che sembrano voler trasferire a Napoli l’avidità della Milano da bere degli anni Ottanta e che il finale denuncia, vendicando tutti gli onesti scontenti del paese. Rispecchia l’Italietta attuale la storia de I peggiori, co i troppi furbi che raccontano balle e la stanchezza di chi, incapace di farsi ascoltare, sogna il modo di ottenere quel che gli spetta.
E a chi non farebbero comodo due baldi giovani che per una modica somma mettono le cose a posto? L’aspetto che ci ha più convinto di una commedia sgangherata ma divertente, zeppa di cose, ben recitata e con una freschezza e una sincerità encomiabili, che risente forse dell’apporto di troppe mani alla sceneggiatura (alcuni passaggi, specialmente nella seconda parte, sono bruschi e un po’ confusi) è la sua somiglianza, più che coi cinecomic americani citati qua e là (occhio alla scena sui titoli di coda), con tutto un universo fumettistico in cui i cattivi (nel film, bravissima, Antonella Attili e, irriconoscibile, Tommaso Ragno) hanno grande spazio e importanza e tutto è esagerato: la parodia scatta inesorabile quando vediamo un mondo larger than life trasportato nella vita quotidiana di noi poveri cristi. E se riusciamo a riconoscerci e a ridere di noi stessi, la commedia ha raggiunto il suo scopo.